Perché le compagnie aeree USA puntano sull'Italia minore?
I vettori nordamericani stanno conquistando i cieli d’Italia oltre i soliti hub, guidati da strategie audaci, da un turismo in evoluzione e da accordi internazionali che hanno aperto i cieli italiani.
In una mattina d’estate, un aereo proveniente dalla città di Rocky rulla sull’asfalto di Napoli-Capodichino. Un tempo i grandi voli intercontinentali degli Stati Uniti toccavano solo Roma o Milano; oggi, nomi come United, Delta e American Airlines compaiono anche sui tabelloni di aeroporti “provinciali” come Venezia, Napoli e persino Palermo. Questo cambio di rotta racconta una nuova era dell’aviazione commerciale: i vettori nordamericani stanno conquistando i cieli d’Italia oltre i soliti hub, guidati da strategie audaci, da un turismo in evoluzione e da accordi internazionali che hanno aperto le porte dei nostri aeroporti.
Oltre Roma e Milano: strategie dietro le rotte “fuori pista”
Per decenni le compagnie aeree statunitensi hanno collegato l’Italia quasi esclusivamente attraverso Roma Fiumicino e Milano Malpensa, scali principali per affari e turismo. Oggi invece puntano su destinazioni fuori dai percorsi più battuti, inseguendo viaggiatori in cerca dell’autentica dolce vita italiana. Patrick Quayle, responsabile del network globale di United Airlines, ha spiegato questa svolta: negli ultimi anni United ha ampliato il network “oltre le tradizionali destinazioni business” per volare verso luoghi capaci di attrarre “tutti i tipi di viaggiatori, dalle coppie in luna di miele agli amanti dell’avventura”. In altre parole, le grandi compagnie USA vogliono intercettare il ricco segmento del turismo leisure di qualità, non solo il traffico d’affari verso le metropoli.
C’è anche una logica commerciale nel servire città secondarie: la concorrenza su rotte come New York–Roma è agguerrita, mentre essere il primo (o unico) vettore su tratte “nuove” offre un vantaggio di mercato. Inoltre, gli aeroporti regionali spesso offrono incentivi e costi operativi inferiori rispetto ai grandi hub, rendendo economicamente attraenti rotte un tempo impensabili. Un ulteriore fattore abilitante è la tecnologia: con l’arrivo di aeromobili di nuova generazione come il Boeing 787 Dreamliner, o gli Airbus A330neo/A321LR – aerei meno capienti ma più efficienti – le compagnie possono operare proficuamente rotte “long&thin”, a lungo raggio su mercati di nicchia. Ad esempio, American Airlines utilizza un Boeing 787-8 per inaugurare il volo Philadelphia–Napoli, segno che aerei moderni e medio-grandi stanno aprendo collegamenti diretti là dove in passato non vi sarebbero stati abbastanza passeggeri per riempire un jumbo jet.
Da non sottovalutare è anche il fattore diaspora: milioni di italo-americani e italo-canadesi hanno radici familiari nel Sud e nel Nord-Est d’Italia, regioni non servite dai voli diretti tradizionali. Un volo diretto per Napoli o Palermo è molto appetibile per chi torna al paese d’origine o visita i parenti, evitando scali scomodi a Roma. Allo stesso modo, i turisti americani più esigenti apprezzano la comodità di volare non-stop fino alla loro destinazione finale – che sia Venezia per una crociera in laguna o Catania per esplorare la Sicilia – senza dover transitare da Fiumicino o Malpensa. Le compagnie USA hanno fiutato questa domanda latente e l’hanno trasformata in nuove rotte, assicurandosi clienti fidelizzati su itinerari prima serviti solo da vettori europei (con scalo) o del tutto scoperti.
L’espansione delle rotte aeree avviene in parallelo a un autentico boom di turisti americani in Italia negli ultimi anni.
Usciti dalla pandemia, gli statunitensi hanno ripreso a viaggiare in Europa con entusiasmo, e l’Italia figura in cima alle loro preferenze.
I numeri raccontano questa tendenza: nel 2023 i viaggiatori dagli USA in Italia sono aumentati del 39,5%, passando da 2,9 milioni nel 2022 a ben 4,1 milioni. Si tratta di un flusso quasi tornato – anzi, in alcune stime superiore – ai livelli record pre-pandemici. A maggio 2023, un arrivo aeroportuale internazionale su dieci nel Belpaese era un cittadino statunitense, testimonianza di quanto il mercato americano stia trainando la ripresa del turismo.
Non è solo una questione di quantità, ma anche di qualità: gli americani sono oggi i visitatori con la spesa più alta, con una media di 184,7 euro a notte nel 2023, e soggiorni medi lunghi (oltre 10 notti). Questo segmento “altospendente” sta rimpiazzando in parte i turisti cinesi e russi (calati per pandemia e guerra) come motore della nostra industria turistica. “Gli americani sono in assoluto i turisti che spendono di più… e quelli che restano più a lungo” conferma il rapporto di Banca d’Italia. Per le compagnie aeree ciò significa viaggiatori premium da coccolare: non a caso molte nuove rotte vengono operate con aerei dotati di cabine business avanzate, lounge dedicate e servizi ad hoc per una clientela disposta a pagare per il comfort.
Ma cosa cercano esattamente questi nuovi visitatori americani? In parte, vogliono rivedere i classici (Roma, Firenze, Venezia) ma c’è un crescente interesse per l’Italia “meno turistica”, autentica ed esperienziale. La regione che incarna questa tendenza è la Sicilia, sulla cresta dell’onda grazie anche al fenomeno mediatico: la rivista Elle USA ha proclamato l’isola come “la meta del grande viaggio post-pandemia” consigliata agli americani.
La popolare serie TV HBO The White Lotus, ambientata a Taormina, ha ulteriormente acceso i riflettori: nelle 24 ore successive alla puntata finale, le ricerche di hotel a Taormina sono schizzate del 50%, segno di un’immediata curiosità trasformata poi in prenotazioni reali. Questa “Sicily-mania” si inserisce in un trend più ampio che vede i turisti statunitensi desiderosi di scoprire borghi medievali, cantine in Toscana, coste pugliesi e altre gemme fuori dai circuiti classici. Le compagnie aeree, fiutando l’opportunità, hanno calibrato la loro espansione proprio su queste direttrici emergenti del turismo.
Va detto che l’aumento di voli non è solo conseguenza del boom turistico, ma ne è anche concausa: più collegamenti diretti significano maggiore facilità di viaggio e spesso tariffe più competitive. Nel 2023-24, l’incremento di capacità tra USA e Italia ha contribuito a calmierare i prezzi dei biglietti estivi (in media -34% verso Roma rispetto all’anno precedente, secondo la piattaforma Hopper) pur restando sopra i livelli del 2019. In sostanza, l’Italia attrae più americani e le compagnie aggiungono voli; a loro volta, i voli aggiuntivi invogliano ulteriori turisti, in un circolo virtuoso che sta ridisegnando le mappe del turismo e dell’aviazione nel post-Covid.

Un tassello fondamentale che ha reso possibile l’attuale espansione è la liberalizzazione del mercato aereotransatlantico. Fino ai primi anni 2000, i voli diretti USA-Italia (come quelli con altri Paesi europei) erano regolati da rigidi accordi bilaterali: solo alcune compagnie designate potevano operare su determinate città, con limiti alle frequenze e spesso tariffe controllate.
Tutto è cambiato con l’accordo Open Skies tra Unione Europea e Stati Uniti, firmato nel 2007 ed entrato in vigore nel 2008. Questo trattato ha aperto indistintamente i cieli: qualsiasi compagnia aerea europea o statunitense può volare tra qualunque città dell’UE e qualunque città degli USA. In pratica un vettore americano non ha più bisogno di permessi speciali per collegare, ad esempio, New York e Venezia, così come una compagnia europea può servire liberamente una rotta come Milano–Miami. L’accordo ha spazzato via le restrizioni precedenti, stimolando la concorrenza e l’apertura di rotte un tempo proibite.
Per l’Italia, paese ad altissima vocazione turistica, l’Open Skies ha significato poter essere raggiunta direttamente da un maggior numero di città statunitensi (e viceversa). Subito dopo il 2008 si è assistito alle prime novità: Delta Air Lines iniziò a volare su Venezia e Pisa, capitalizzando la nuova libertà di accesso, mentre United ed American ampliarono l’offerta su Milano e Roma senza più vincoli di frequenze. Nel tempo, mentre la domanda lo giustificava, sono arrivati i collegamenti con altri scali italiani. Alitalia (oggi ITA Airways) ha dovuto accettare una competizione più aperta sul traffico USA, ma l’Italia ne ha guadagnato in connettività globale. Un caso emblematico è quello di Palermo: fin dagli anni ’90 si parlava di un volo diretto Sicilia-USA, rimasto sulla carta per vincoli bilaterali e poi per ragioni economiche; con i cieli aperti, finalmente nel 2025 Palermo avrà il suo volo diretto per New York, grazie a United Airlines, senza necessità di negoziati governativi ad hoc.
Oltre a permettere nuove rotte, l’Open Skies ha facilitato alleanze e code-share transatlantici: compagnie americane ed europee (spesso partner in grandi alleanze come SkyTeam, Star Alliance, oneworld) coordinano orari e offerte per riempire meglio gli aerei. Ciò ha indirettamente favorito i voli su città minori: ad esempio,
Delta collabora con Air France/KLM e può distribuire passeggeri diretti a Firenze sul suo volo per Pisa o Roma, mentre United – alleata di Lufthansa – intercetta a Venezia turisti tedeschi diretti in America. Insomma, cieli più aperti hanno significato anche maggiore flessibilità commerciale, con le compagnie libere di inseguire la domanda ovunque essa porti – anche a costo di rompere vecchi schemi. Un dirigente Delta ha sintetizzato così lo spirito del nuovo corso: “scegliamo le nostre rotte in base a dove vogliono andare i clienti, non più solo in base ai tradizionali accordi”. E oggi i clienti vogliono andare (anche) a vedere i tramonti a Capri, le chiese barocche di Noto e le colline del Prosecco – destinazioni che ora figurano sui radar delle compagnie a stelle e strisce.
Quali sono, in concreto, le nuove rotte che collegano il Nord America alle “città secondarie” d’Italia? Negli ultimi anni si è assistito a una vera proliferazione di collegamenti diretti, soprattutto nei mesi estivi. Ecco una panoramica delle principali rotte inaugurate o potenziate dai vettori nordamericani (USA e Canada) verso aeroporti italiani fuori dai soliti circuiti:
Come si vede, le tratte dirette ormai abbracciano tutta la penisola. Oltre a Roma e Milano – sempre ben collegate tutto l’anno – oggi un turista americano può volare senza scali verso le spiagge venete, le coste campane o la Sicilia. Venezia, in particolare, è divenuta un vero terzo gateway transatlantico: tutte le tre grandi compagnie USA vi operano voli diretti, facilitando l’afflusso di visitatori verso l’intero Nord-Est (Dolomiti, Friuli, laghi alpini). Napoli è il nuovo polo per il Sud: dopo anni di tentativi falliti, dal 2019 in poi ha visto un susseguirsi di inaugurazioni che l’hanno connessa con New York, e dal 2024/25 anche con Philadelphia e Atlanta – un riconoscimento dell’importanza della Campania (e della vicina Puglia) nei circuiti turistici attuali.
Il caso Sicilia merita enfasi: prima del 2025 nessun volo di linea statunitense arrivava sull’isola, nonostante fosse la regione d’origine di moltissimi italo-americani e ricca di attrattive. Finalmente Delta e United hanno colmato la lacuna, scegliendo Catania e Palermo come nuove destinazioni estive. “Siamo orgogliosi di essere la prima compagnia USA a offrire un volo diretto per Catania, porta d’accesso alle meraviglie della Sicilia” ha dichiarato Joe Esposito di Delta annunciando la rotta JFK–CTA. United dal canto suo sottolinea come Palermo fosse un obiettivo già dal 2020 (il volo era pianificato ma poi rinviato causa Covid) e ribadisce che l’Italia resta “l’oggetto del desiderio” nei suoi piani di crescita.
Non solo vettori statunitensi: anche alcune compagnie canadesi contribuiscono al quadro. Air Canada affianca i voli su Roma e Milano con servizi estivi su Venezia (da Toronto e Montréal), intercettando sia turisti nordamericani sia italiani di ritorno. Air Transat, compagnia leisure del Québec, collega Toronto con Lamezia Terme in Calabria – rotta insolita, pensata soprattutto per la numerosa comunità di origine calabrese in Canada e per i viaggi organizzati verso le spiagge del Sud. Questo dimostra come l’interesse per l’Italia diffusa non conosca confini: dal Nord al Sud, ogni angolo del Paese può diventare una meta appetibile oltreoceano se esiste un volo diretto a portata di clic.
L’espansione delle compagnie aeree nordamericane verso le città italiane secondarie rappresenta un win-win sia per i vettori che per il nostro Paese.
Le compagnie aeree riempiono i loro aerei grazie a una domanda in forte crescita e diversificata (turisti, studenti, viaggi di nozze, visite alle famiglie, ecc.), spesso con margini elevati sul segmento leisure premium. L’Italia beneficia di un accesso più diretto a mercati-chiave: più visitatori che arrivano comodamente significano più indotto economico diffuso sul territorio, anche fuori dai classici poli turistici. Basti pensare all’impatto atteso in Sicilia: l’apertura dei voli da New York per Palermo e Catania consentirà a migliaia di americani di pianificare una vacanza sull’isola senza complicazioni di viaggio – un potenziale volano per l’economia locale, dall’hôtellerie alle guide turistiche.
Gli analisti del settore vedono in questa tendenza uno sviluppo destinato a continuare. United Airlines, ad esempio, prevede l’estate 2025 come la più ricca di sempre con oltre 760 voli transatlantici settimanali operati in totale, e ha già messo gli occhi su ulteriori espansioni in Italia: si vocifera di un collegamento San Francisco–Milano in cantiere, per collegare la Silicon Valley col nostro nord produttivo. Delta, dal canto suo, ha annunciato che nel 2025 crescerà del +10% sull’Italia, consolidando il suo primato come maggiore vettore USA nel mercato italiano. Anche compagnie più piccole potrebbero entrare in gioco: c’è attesa per JetBlue, dinamica low-cost americana che ha iniziato a volare in Europa (Londra, Parigi) e potrebbe presto guardare a Roma o Napoli come prossime destinazioni.
L’avanzata delle linee aeree d’Oltreoceano verso le nostre città d’arte, di mare e di provincia è la storia di un’opportunità colta al momento giusto. Strategia aziendale, domanda turistica e contesto normativo hanno creato le condizioni per quello che fino a pochi anni fa sarebbe sembrato un azzardo: un volo diretto da Minneapolis a Venezia, da Atlanta a Napoli o da New York alla terra del Commissario Montalbano.
E chissà che domani non vedremo decolli da Boston per Bari, o da Los Angeles per Firenze (quando l’aeroporto toscano sarà ampliato). Del resto, come dice il proverbio, “se Maometto non va alla montagna…”: sono gli aerei ora ad andare incontro ai desideri dei viaggiatori, posando le loro ruote non solo sulle piste di Roma, ma su quelle – più piccole ma strategiche – delle tante meravigliose città d’Italia.